OCCHI PUNTATI SULL’AZIENDA

30 05 2022 | Blog, Team

In momento in cui si tende a guardare verso fuori, sarà per la pandemia, sarà per la recente guerra in Ucraina, sarà per tutte le contingenze che toccano le variabili con cui come imprenditori abbiamo a che fare tutti i giorni, è un attimo dimenticarsi di guardare e sentire l’interno della propria azienda,  rischiando anche di andare in uno stato di ansia per tutto quello che capita intorno e che non è gestibile, perdendo di vista l’interno dell’azienda.

A tal proposito leggi l’articolo “Essere leader in tempi difficili” 

Come #Authenticleader ci troviamo a visitare molte aziende in cui l’imprenditore percepisce che c’è qualcosa che non funziona, che non fluisce come dovrebbe e spesso cerca velocemente un colpevole da additare per questa spiacevole sensazione: il team.

Il team che non lavora come dovrebbe, che prima vuole autonomia e poi ne è spaventato e non pronto a gestirla, che spesso si parla male alle spalle, che non performa, che manca di senso di responsabilità, di professionalità, che non ascolta, non capisce.

Il team insomma che sembra essere la ragione di tutti i mali o il fastidio principale di chi fa business.

Se questo è vero, a rigor di logica, se eliminiamo o modifichiamo quest’ultimo tutto si dovrebbe risolvere. Ma è così davvero?

In #Authenticleader amiamo dire che: “le aziende sono fatte di persone, di persone che fanno cose per altre persone”. Quindi la variabile umana fa parte del nostro fare business, nel bene e nel male. Vero anche che senza le persone non si fa impresa quindi quando si incolpa il team (o il non trovare le persone giuste o le grandi dimissioni) è la risposta razionale più facile ma più insidiosa per non cambiare nulla in azienda.

Fatta pulizia di questo, in questo articolo vogliamo portare la tua attenzione ad alcuni aspetti che troppo spesso non si tengono in considerazione che sì hanno un impatto sulla performance del team e sulla capacità della tua azienda di affrontare le sfide.

Le persone hanno inevitabilmente una componente umana, emozionale; riconoscere che le aziende abbiano una componente umana è il primo passaggio per riuscire a riconoscere anche quello che c’è di buono, il bello e la passione che le persone mettono in quello che fanno invece che notare solo il male e ciò che non viene fatto o viene fatto in modo diverso da come lo vorremmo. Non si tratta di vedere arcobaleni e unicorni a ogni costo ma di creare in azienda uno spazio, uno spazio di ascolto in cui le dinamiche umane del team abbiano spazio per emergere, in cui la persona si senta vista e ascoltata e quindi le frizioni accolte affinchè non diventino drammi o tsunami.

Quando entriamo in azienda, dopo un incontro con l’imprenditore o il CEO, iniziamo subito ad ascoltare e a parlare con il team ed è spesso a quel punto che troviamo i sottili blocchi all’espressione del potenziale. Dinamiche umane, cose non dette, problemi nascosti sotto il tappeto, mancanza di apprezzamento sono delle vere e proprie bombe ad orologeria.

Sentire il team non comporta che l’imprenditore diventi lo psicologo aziendale e non è necessario organizzare costosissimi off-site o le ormai vecchie giornate di team building; le leve motivazionali non sono queste, come non lo sono chiedere “come stai” (senza ascoltare la risposta) e la buona pacca sulla spalla.

Per permettere al tuo team di esprimere il suo potenziale è importante creare uno spazio sicuro di ascolto autentico, che faccia sì che le persone si sentano libere di potersi esprimere liberamente, di essere loro stesse e di dire se qualcosa li sta bloccando o frenando.

Uno spazio di conversazione in cui la persona non si senta giudicata, in cui può portare le proprie emozioni, sensazioni sia quando le cose vanno male che quando vanno bene.

In cui la persona si senta riconosciuta, vista e ascoltata.

Ma come è possibile creare questo spazio? Con una cultura aziendale in cui ci si ferma a chiedersi reciprocamente, a prescindere dal ruolo e dalla seniority “dimmi come ti senti, come ti senti rispetto alle contingenze.”

Se le persone hanno uno spazio di ascolto autentico si mettono in gioco e liberano il loro potenziale mettendolo a disposizione della Missione dell’azienda.

Perché se nessuno parla l’azienda diventa lenta e pesante e l’imprenditore finisce per sentirsi solo (ascolta la puntata “la solitudine dell’imprenditore esiste? https://open.spotify.com/episode/0Ery3gzmjxJ3X1yXStQKWW) e questo ha impatto enorme sulla capacità dell’azienda di trovare nuovi modi di competere ed evolvere.

Ascolta la puntata “Cosa spesso ti sfugge come imprenditore” del Podcast degli Imprenditori:

https://open.spotify.com/episode/5SNxoMT75vmnHWkJy5Zuv7?si=27cl3JMQTuGnY5xu_XcAIA

Le dinamiche umane sono quelle che spesso l’imprenditore non vede (o vede ma ha paura a gestire) ma che fanno la differenza nel team.

La pratica di avere conversazioni aperte, trasparenti e di creare spazi di ascolto permette di creare un maggiore senso di responsabilità da parte del team, perchè se si permette di parlare dietro le spalle, se si fa diffondere il gossip, se si nascondo le cose sotto il tappeto, proliferano gli alibi, i colpevoli e mai nessuno si sente davvero responsabilizzato nel fare la differenza.

Creare uno spazio di ascolto per trovare nuove soluzioni, per creare armonia e senso di coesione; nessuna discarica emotiva e ufficio lamentele.

Gli imprenditori che lavorano con noi sanno che spesso quando ascoltiamo il team alla fine chiediamo “e tu cosa pensi di fare per cambiare la situazione” oppure “e tu che ruolo hai avuto in questa dinamica?”.

Gossip, drammi umani e ricerca di alibi e colpevoli affossano tantissime aziende.

Se questo articolo sul team ti ha lasciato ancora curiosità sul tema approfondiscilo con la puntata del podcast in cui tratto l’argomento “Hai mai provato a sentire la tua azienda?”

https://open.spotify.com/episode/5MRSWiuvULxkH8LYRVGqGG

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